«Mi domando sempre se sono fedele al mio obiettivo, che è quello di migliorare in qualche modo la qualità della vita, di non tradire la qualità etica del mio lavoro».
Antivigilia di Natale, di ogni Natale. Anna, nella sua accogliente casa di via Marchiondi, si muove tra molti pacchetti, tutti confezionati con la medesima carta e serrati con l’identico nastro, come il marchio di un design. Sono ben più di cento e ognuno porta un augurio personalizzato. Anna non dimentica mai gli episodi vissuti con chi le è stato vicino e, in un modo o nell’altro, si è impresso nella sua memoria. I parenti, naturalmente; e poi i collaboratori, gli amici, le persone con le quali ha trascorso anche solo qualche ora. Per Anna la famiglia è molto importante, ma altrettanto cara le è la famiglia della Kartell, una delle industrie di design più importanti e innovative alla quale ha dato vita insieme al marito Giulio Castelli.
Figlia di Enzo Ferrieri, noto regista e uomo di cultura milanese e di Ada Baisini, donna di grande impegno sociale, sorella di Giuliano Ferrieri, giornalista e direttore dell’Europeo, Anna nasce il 6 agosto 1920 a Milano dove pure compie il suo percorso scolastico; frequenta il Liceo Classico “A. Manzoni” e si laurea in architettura al Politecnico nel 1944 con una tesi sulla Galleria Vittorio Emanuele di Milano.
Non ha solo a che fare con architetti come Vico Magistretti, Achille Castiglioni, Ettore Sottsass…, ma anche con musicisti, attori, e protagonisti della intelligentia internazionale. Nella casa di suo padre ha incontrato Joyce, Mann, Pirandello, Montale, Depero, De Chirico, Marinetti, Ravel, De Sica… Enzo Ferrieri aveva creato e diretto il Circolo del Convegno, così come il Teatro del Convegno in via degli Omenoni, luoghi che costituivano un importante fulcro di resistenza in una Milano già sofferente per le crescenti oppressioni del fascismo. Di questa atmosfera veramente speciale che avrebbe fatto di Milano il fulcro innovativo della cultura e della società italiana Anna ha scritto «tutti lavoravano febbrilmente, anche perché non c’era molto denaro ma grande dovizia di incontri, progetti e idee».
Anna decide di fare l’architetto «per cambiare il mondo e per comunicare»; di conseguenza, dal momento che la guerra è appena finita, la cosa importante è la ricostruzione della città in modo metodologico e razionale. Si trova dunque nel posto giusto al momento giusto, e, inoltre, ha pure trovato l’uomo giusto: Giulio Castelli (ingegnere chimico), che sposa nel 1943. Da questa unione nascono due figli: Valerio e Maria.
Le cure che dedica alla famiglia non le impediscono di continuare a disegnare e di formare una nuova famiglia: nel 1949 fonda con il marito la Kartell. Sarà lei il direttore artistico fino al 1987 di questa fabbrica, radicalmente nuova, mentre Giulio – già allievo di Giulio Natta, Premio Nobel per la chimica nel 1963 – avrà il compito di occuparsi dei materiali che continuano ad arricchirsi di nuove funzionalità grazie all’apporto delle numerose scoperte in quel settore. «Il bello è utile» Anna ne è convinta e di conseguenza dichiara che «l’arredamento non deve essere inteso come decorazione di interni: Quindi ogni mobile viene creato per assolvere a una determinata funzione». A partire dagli anni Cinquanta la Kartell sforna tavoli sedie, fioriere, sgabelli, vasi, appendipanni, poltrone, vassoi, contenitori da frigo, etc.; mentre l’elenco dei materiali si allunga con nomi nuovi: polipropilene, poliuretano, resina, ABS, e altri ancora. Sua l’idea degli elementi componibili quadri e tondi, primi esempi di mobili interamente stampati a iniezione in ABS, che ben corrispondono alle esigenze del momento di avere arredi più flessibili e informali.
Gli edifici che contengono questi elementi di arredamento funzionale sono pure nel cuore e nella testa di Anna, che al momento di scegliere il suo futuro ha proprio voluto essere architetto, come già detto, «per cambiare il mondo e per comunicare». Nel 1973, dopo un lungo periodo di collaborazione con l’architetto Ignazio Gardella, Anna apre uno studio tutto per sé, convinta che progettare significhi realizzare qualcosa che ancora non esiste, e dalla sua matita nascono molti edifici del complesso residenziale “Pineta di Arenzano”, la casa di Via Marchiondi a Milano, gli uffici dell’Alfa Romeo di Arese, due residence per la Compagnia CIGA a Venezia e a Firenze e tutto quanto concerne lo stabilimento Kartell a Noviglio. Né si dimentica della Milano antica seguendo la ristrutturazione di un edificio in Piazza Sant’Eustorgio che include un chiostro del Bramante.
Tutta questa attività la porta ad essere pluripremiata. Nel 1947 riceve la Medaglia d’oro dell VIII Triennale di Milano, nel 1987 il Compasso d’oro per la sedia 4870 (Kartell) e un altro Compasso d’oro nel 1994 per le posate Hannah (Sambonet). Intanto molti giovani, che come Anna desiderano diventare architetti, seguono i suoi corsi di Disegno Industriale al Politenico dal 1984 al 1986.
Anna non si limita a disegnare e a insegnare. Scrive pure: Plastiche e design con Augusto Morello (1984 Arcadia Editore) e Interfacce della materia (1991 Domus Academy); è corrispondente per diverse riviste internazionali e caporedattore di «Casabella – Costruzioni».
Al suo lavoro di architetto e designer sono dedicate diverse pubblicazioni ed esposizioni a New York, Bruxelles, Berlino, Tokyo, Chicago, Madrid, Puebla (Messico), Pasadena (California), e, tra le mostre: l’esposizione di ambienti domestici all’VIII, XI e XII Triennale di Milano e la mostra del 1983 a Palazzo Reale di Milano “Esistere come donna” sul tema dell’emancipazione femminile.
Gli oggetti da lei creati sono esposti al Museum of Modern Art di New York, al London Design Museum, al Centre Pompidou, al Jerusalem Museum, al Copenhagen Museum of Decorative Art, al Sao Paulo Design Museum, al Denver Art Museum e al Chicago Atheneum Museum of Architecture and Design. In Italia i suoi lavori sono tutti esposti al Museo Kartell di Noviglio, da lei stessa progettato insieme a Ignazio Gardella.
Tutte queste attività le lasciano il tempo (benchè sia difficile crederlo) di essere una donna sempre molto elegante, una «perfetta padrona di casa» e una nonna affettuosamente presente per Nicola, Lorenza e Federico. E anche un’amica e una consigliera pronta ad accorrere in aiuto di chi lo chiede. Non tralascia neppure di cimentarsi nell’esercizio di sport come il tennis, il golf e lo sci che pratica con assiduità e successo in compagnia del marito durante le vacanze.
Muore a Milano il 20 giugno 2006 e il marito Giulio la raggiunge solo quattro mesi più tardi. Erano nati entrambi nel 1920, avevano vissuto e lavorato insieme per oltre 60 anni. Uno senza l’altro non avrebbero potuto stare.