Nel 1868 uscì una raccolta delle lettere di viaggio di Camilla, Sidste Blade Erindringer og Bekjendelser (Ultime lettere. Ricordo e confessione) sotto forma anonima; nella prefazione si sottolineava la necessità di narrare «storie di vita, di mettersi quasi a nudo fino a rischiare di rivelare troppo di se stessi».
Camilla è considerata la prima autrice femminista norvegese: ebbe tra i suoi detrattori i conservatori e dalla sua parte gli innovatori, che apprezzarono anche la bellezza della sua espressione, la sua poetica.
Jacobine Camilla Collett, nata Wergeland, attirò nei decenni l’attenzione dei letterati norvegesi tra cui Henrik Ibsen, Jonas Lie e Alexander Kielland. Ibsen dichiarò espressamente di aver subito l’influenza di Camilla. Tuttavia nel 1898 nel suo discorso alla Lega dei diritti delle donne disse «Qualsiasi cosa io abbia scritto, non era in essa sottesa l’intenzione di fare propaganda, sono più un poeta che un filosofo sociale». Ma la sua opera dimostra che Camilla fu anche questo.
Sin da piccola crebbe a stretto contatto con la società politica della cittadina di Eidsvoll, dove la famiglia risiedeva all’epoca e dove il padre Nicolai Wergeland, nella sua veste di pastore luterano, prese parte all’Assemblea che condusse all’approvazione della costituzione norvegese. Il padre, predicatore di Eidsvoll, fu un ardente sostenitore del movimento indipendentista e anche il fratello Henrik Wergeland abbracciò la stessa causa, che nel 1814 giunse a soluzione con la separazione dalla Danimarca e dalla Svezia. Invece la madre Alethe Dorothea Thaulow Wergeland, apparteneva a una famiglia di funzionari e coltivò la propria indole artistica. Presso di loro e presso la casa dei nonni materni si riunivano molti ospiti, e nella casa si tenevano anche rappresentazioni, non essendovi teatri in quella regione. Nicolai, pensando all’educazione suggeritagli dalla Sophie di Rousseau, volle educare sua figlia a intrattenere le persone in un salotto letterario: Corinne di Madame de Staël (scritto nel 1807), fu considerato un modello adatto per l’educazione di Camille.
Fu inviata alla scuola di Miss Pharo a Christiana, dove frequentò lezioni sul taglio e cucito; fu allevata alle virtù come la modestia e l’umiltà e strinse diverse amicizie, tra cui quella con Emilie Diriks.
Poi venne scelta per lei la scuola per ragazze della chiesa morava nel sud dello Jutland (attuale Danimarca), i cui insegnamenti erano basati sul metodo usato a Zeist, in Olanda: vi si insegnava uno stile di vita spartano, senza poveri né ricchi, né separazioni tra maschi e femmine, né tra diverse nazionalità. Qui Camilla ebbe modo di conoscere la letteratura tedesca, il francese, lo spelling in danese, il piano, il canto, la pittura, l’aritmetica e la Bibbia. A quel tempo Camilla provò nostalgia di casa e, una volta rientrata, tornò alle sue antiche abitudini e frequentò la sorella di Emilie, Caroline Fougstad, che riuniva alcuni intellettuali nel suo salotto. Si innamorò di J.S.Welhaven, anche lui figlio di un pastore, che conduceva dibattiti politici sulle riviste e sui giornali assieme al fratello, ma che, per tenere fede alla morale sociale, non fu capace di ricambiare totalmente il suo interesse. Il senso di infelicità che le procurò tale separazione – da colui che nel suo diario Camilla chiamava “san Sebastiano”- sedimentatosi nel tempo, emerse nei suoi scritti. Sembra che egli provasse un’insaziabile odio per la sua famiglia, «che lo aveva portato a premeditare di colpire lei, il loro punto più vulnerabile».
Nel 1834 Camilla si recò in Francia con il padre e rimase impressionata dall’incontro con il combattente per la libertà finlandese Maximilian Myhrberg; ad Amsterdam visitò il console Ivan Brunet. Nel frattempo la sua popolarità era cresciuta a Eidsvoll e al suo ritorno sul giornale «Den Constitutionelle» fu menzionata come la “deliziosa Camilla”. Dal 1836 al 1837 andò ad Amburgo, dove fu accolta nel salotto di Therese von Bacheracht, da lei definita “una moderna Aspasia” e subì il fascino emanato dalle figure di George Sand e Rahel Varnhagen. Nel 1841 sposò Peter Jonas Collett. Il matrimonio fu consensuale e probabilmente il marito supportò gli interessi intellettuali di Camilla, essendo un critico letterario e docente universitario, membro del partito dell’Intelligenza. Tuttavia sembra che fra loro non vi fosse un vero amore. Resta il fatto che solo dopo la morte di suo marito, dei suoi genitori e di suo fratello Camilla trovò l’energia per dare alle stampe, anche se anonimamente, Amtmandens Dottre (Le figlie del governatore), nel quale si discuteva lo stato sociale. Infatti Peter non pensava, per esempio, che fosse opportuno per lei frequentare i salotti: lei accondiscese alla sua volontà, mise al mondo quattro figli e diede gli addii al pubblico. Nel 1842, a ricompensa di ciò, vide un suo articolo intitolato Some reflections while knitting sul «Den Constitutionelle», in cui chiosava in modo “satirico” «l’atteggiamento protettivo dei gentlmen di Christiania verso le donne» e la separazione tra uomini e donne, usando uno stile semplice, informale, vivace.
Nel 1845 suo fratello Henrik morì di tubercolosi; nel 1851 morì il marito. La vita di Camilla prese un’altra piega. Alle donne norvegesi – prive di capacità giuridica fino al 1888 – era d’obbligo attenersi alle volontà del marito.
Ma, rimasta sola, Camilla decise di vendere la casa di proprietà e affidò i suoi tre figli ai parenti. Si trovò per questo estromessa dal gruppo del marito, versò in condizioni finanziarie precarie, ma continuò a conservare le sue antiche relazioni e iniziò a viaggiare. Scrisse un racconto Otte dagge i Hamburg (otto giorni ad Amburgo) e soltanto nel 1854 e nel 1855 decise di stabilirsi a Copenhagen: risale a quest’epoca la redazione e la pubblicazione del «primo romanzo anonimo moderno della letteratura norvegese», Le figlie del governatore, definito anche «una richiesta di liberazione intellettuale ed emozionale per la donna», in cui si narra della relazione tra Sophie Ramm e Georg Kold, istitutore del fratello di Sophie. Nell’opera i due giovani si innamorano sinceramente e contravvengono alle regole sociali che impongono alla giovane un uomo della sua medesima classe. Il romanzo – che parte della critica volle accostare ai temi di Emily Bronte – aprì in Norvegia la questione femminile.
Nel 1862 alle prese con la rievocazione dei suoi ricordi d’infanzia e di giovinezza vennero pubblicati I de lange Noetter (Nelle lunghe notti) e due collezioni di saggi Fra de stummes Leir (Dal campo dei muti) e Mod strommen (Controcorrente), mentre due anni dopo pubblicò una favola dal titolo En Undersoisk (o spaccata norvegese) Debate (Un dibattito sott’acqua) per affrontare il tema in discussione sulla pensione alle vedove, argomento di uno dei suoi primi scritti politici.
Nel 1884 i suoi saggi ispirarono la prima associazione per i diritti delle donne, poiché erano dedicati «alla storia nazionale del cuore femminile», e alla necessità di giungere alla certezza che le unioni matrimoniali fossero fondate su una libera scelta dei due partner. La Norvegia promulgò una legislazione molto avanzata nel 1863, secondo la quale uomini e donne potevano godere di uguali diritti patrimoniali compiuti i 25 anni; inoltre nel 1888 le donne ottennero la capacità giuridica e già nel 1913 ebbero libero accesso alle elezioni.
Fino al 1885 Camilla trascorse degli anni viaggiando alla volta di Roma, Monaco, Stoccolma, Berlino e Parigi. Portava con sé una scatola nera e prendeva nota in veste di “city walker” e di “espatriata”, per poi far conoscere il mondo esterno ai lettori norvegesi, che a volte non amarono i suoi toni poco mitigati. Imitò Mary Wollstonecraft che aveva dato alle stampe nel 1795 le sue lettere dalla Scandinavia e, nell’evolversi, la sua scrittura divenne «provocatoria, umoristica, vitale, misteriosa». Nel frattempo da Berlino, nelle sue corrispondenze, preferì l’espressione “Mother Norway” a “Fatherland” e grazie ai suoi viaggi regolari in omnibus o a piedi seppe ritrarre la vivace vita quotidiana di Berlino, «accompagnando le sue note con considerazioni filosofiche e messaggi politici». Riteneva che gli ampi marciapiedi della città permettessero anche alle donne una maggiore libertà di movimento, donne che sembravano godere di maggior rispetto a confronto con quelle norvegesi. Inoltre sfatò il mito dei berlinesi vissuti come abitanti «cinici, freddi, furbi»: il 99 percento della popolazione incontrata le sembrò per “natura buona” e l’atmosfera nello spazio pubblico nell’insieme le apparve più allegra di quella norvegese. In fondo Camilla fu anticonvenzionale e ritenuta una “protesta personificata” da Amalie Skram, novellista norvegese. La Collett e la Skram ebbero modo di visitare le capitali europee ed è nelle città, cioè in “un ambiente moderno” che si svolgono le loro storie, che grazie alle loro prose realistiche “urbane”, contribuirono a sollevare la questione della moralità dei costumi, più specificatamente della prostituzione, molto in voga in Scandinavia, un tema che starà molto a cuore anche al pittore impressionista norvegese Christian Krogh che dipinse la famosa Albertine.
Il 6 marzo 1895 Camilla morì. I posteri pubblicarono il diario e la sua corrispondenza in quattro volumi intitolato Dogboker og breve 1926-1933 o Spaccata di boker norvegese (Diari e lettere), mentre nel 1911 lo scultore Gustav Vigeland, dopo aver rimuginato a lungo, creò la statua di Camilla intitolata Breaking the silence, eretta oggi vicino al palazzo reale di Christiania, in ricordo di lei. Nel 1977 la sua immagine fu stampata su una banconota norvegese.
Camilla Collett
Fonti, risorse bibliografiche, siti
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da Encyclopedia Universalis, Camilla Collett a cura di P.Houe
dal sito Answers, Camilla Collett
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From muse to author romantic rethoric in Camilla Collett's diary from the 1830s, Scandinavian studies, vol 76 n.2 summer 2004
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Lescoffier J., Histoire de la litterature norvegiènne, Socièté éditions Les salles lettres, Paris, 1952
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Wollstonecraft Mary, Lettere scandinave, a cura di Luisa Pontrandolfo, Palomar, Bari 2007
Valeria Stolfi
Nata a Praga il 28 novembre del 1970, laureatasi in Scienze politiche e Scienze bibliche protestanti, ha pubblicato nel 1992 la raccolta di racconti Al di là del muretto e nel 2007 il libro dal titolo La collaborazione giornalistica di Flavia Steno per il Secolo XIX e La Chiosa (1898-1927).Nel 2007, nel 2009 e nel 2011 sono usciti sulla rivista di cultura «Slavia» degli articoli concernenti le sue ricerche sull'accesso allo studio universitario femminile nella seconda metà dell'800 in Svizzera, su una rivista femminile russa femminile prerivoluzionaria e su alcuni racconti sugli emigrati russi a Berlino dopo la rivoluzione.