Lorella Zanardo

1957 - vivente
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Per anni ho creduto che i mass media non mi riguardassero,
non riguardassero i milioni di donne che lavorano,
si impegnano, che hanno uno scopo nella vita.
Ma queste immagini entrano nelle nostre case,
alimentano le fantasie, occupano gli occhi dei nostri figli,
invadono il mondo.
È in gioco la sopravvivenza della nostra identità.
Perché non reagiamo?
Perché non ci presentiamo nella nostra verità?
Perché accettiamo questa umiliazione continua?
Perché non ci occupiamo dei nostri diritti?
Di che cosa abbiamo paura?

(Lorella Zanardo, il Corpo delle donne)

Nasce in una famiglia medio borghese – il padre un piccolo imprenditore di origine veneta, la madre casalinga, e una sorella di tre anni più giovane.
Il padre le trasmette la convinzione che la vita debba essere vissuta senza risparmiarsi, con dedizione e sacrificio. La madre “femminista inconsapevole” ha il merito di averle trasmesso l’autonomia di giudizio e l’indifferenza per qualsiasi forma di potere.
Nel 1983 la Laurea in Lingue e Letterature straniere presso l’Università Cattolica di Milano con una tesi dedicata al giovane drammaturgo Edward Bond, concentrato sui temi del disagio sociale, dell’alienazione e della violenza. Per mantenersi gli studi, lavora come traduttrice, nelle aziende e come interprete alle fiere e aiuta il padre nella sua azienda. Nel 1984 consegue il Master in Business Administration all’Università Bocconi. Negli anni di studio compie esperienze diverse: durante l’università, in Inghilterra, consegue il Certificate Proficiency in English Language e in English Literature presso l’Oxford English Academy, dove l’incontro con una ragazza islandese, Birna, emancipata, indipendente e autonoma, le apre gli occhi sulla situazione dell’Italia in tema di parità, drammaticamente arretrata rispetto agli altri paesi europei.
Per mantenersi agli studi (in quel periodo lingua e letteratura tedesca) lavora a Monaco di Baviera come insegnante per i ragazzi dai 14 ai 20 anni, figli di Gastarbeiter, emigranti italiani del Sud trasferiti in Germania in cerca di lavoro. Sempre durante l’università trascorre un periodo in Senegal, a Dakar, lavorando per la Camera di Commercio italiana come assistente linguistica per le aziende italiane che esportano nei paesi africani. Dopo la laurea, intraprende, zaino in spalla, un viaggio da sola negli Stati Uniti d’America.

Dal 1984 è tra le prime donne assunte dalla multinazionale Unilever Italia diventando manager a Milano, come responsabile dell’ufficio ricerche di mercato e successivamente a Parigi dove si occupa di marketing a livello europeo. Successivamente diventa Direttora marketing del Gruppo Mondadori di Milano. Negli anni successivi inizia una carriera come consulente internazionale che la porterà tra l’altro a divenire Senior Traning Specialist in Bulgaria per conto della Comunità Europea e a seguire progetti di Diversity Management anche in Canada. Non abbandona in quegli anni la sua passione per l’innovazione e il cambiamento che la portano ad ideare e organizzare insieme all’amico Andrea Vitullo L’Arte del Cambiamento sit-in di occupazione delle discoteche in orari inconsueti aperti a tutta la cittadinanza sul tema del cambiamento in tutte le sue forme. Lavora come consulente in gestione dei cambiamenti e formatrice circa le tecniche e le modalità nella costruzione delle squadre; nel 2003 è coordinatrice del 1° Master in Business Ethics Management, organizzato da Assoetica, patrocinato dal Comune di Milano.
Dà vita insieme ad un collega a una società di consulenza (Sportgate), che utilizza la metafora sportiva come strumento di apprendimento per i manager.

Tra i 35 e 40 anni la sua vita cambia. Mentre continua la sua carriera manageriale si apre al teatro, al canto, allo yoga, al ballo. In particolare, frequentando i corsi di recitazione di Raul Manso e di Dominic De Fazio e recitando in alcuni spettacoli teatrali. In questo periodo nascono suo figlio e sua figlia, Alessandro ed Eleonora, e, per “tenere insieme” al meglio i ruoli di manager e di madre, decide di lavorare come consulente libera professionista.
Questo periodo è occasione per lei di riflessione e revisione della sua esistenza e delle sue priorità. Si rende conto che, a causa della carriera, si è per troppo tempo allontanata da ciò che è per lei realmente importante e che i suoi bisogni sono mutati. Riflette su come l’adesione al modello maschile da parte delle donne, lungi dal costituire una conquista per l’emancipazione femminile e la parità tra i sessi, abbia paradossalmente portato all’azzeramento delle differenze tra i due sessi, allontanando la donna dalla sua autenticità, espropriandone le attitudini a favore di logiche esclusivamente maschili, quando la valorizzazione di tutte le peculiari potenzialità femminili, non solo nella carriera, ma anche nella famiglia, costituirebbe non solo un vantaggio per le donne ma anche un miglioramento di tutte le relazioni umane e dell’intera società. 1
Nel 2008, guardando un programma in televisione, rimane colpita per come viene rappresentata e denigrata la figura femminile, e sente impellente il dovere – verso quella donna, verso sé stessa, verso tutte le donne, in particolare le più giovani, spettatori e non – di denunciarne la capacità di influenzare negativamente il pubblico. Con due colleghi produttori e registi, Cesare Cantù e Marco Malfi Chindemi, decide di realizzare un documentario, un saggio visivo, con lo scopo di innalzare il livello di consapevolezza sul tema della mercificazione del corpo femminile da parte dei mezzi di comunicazione italiani (“Son convinta che tutto mi riguardi e che le mie azioni possano determinare un cambiamento del Tutto”) 2. In un video di 23 minuti intitolato Il Corpo delle Donne, attraverso un’attenta selezione di immagini estrapolate dalla televisione, Lorella Zanardo dimostra come la donna reale sia scomparsa dai programmi televisivi e abbia ceduto il posto a una sua rappresentazione grottesca, volgare, umiliante e offensiva, fatta di corpi necessariamente belli e giovani, mostrati come oggetti sessuali, gonfiati sproporzionatamente dalla chirurgia estetica, imprigionati in “burqa di carne”, 3 in maschere che ne impediscono l’espressione, e mortificano. Lorella si chiede come sia possibile che nessuna donna reagisca: “Nessuna donna che proponga un’alternativa alla dittatura dei corpi perfetti?”
Nella primavera del 2009, il documentario viene inserito on line in un blog creato ad hoc (Ilcorpodelledonne.com) e penetra in poco tempo in tutte le coscienze, raggiungendo ad oggi 8 milioni di persone, anche all’estero.
La sera del 4 maggio del 2009, il documentario viene presentato durante una puntata de L’Infedele di Gad Lerner (rete La7), cui seguono centinaia di commenti sul blog de Il corpo delle donne e una grande diffusione su internet (oggi ci sono versioni online in inglese, francese, spagnolo, portoghese, greco, tedesco), sulla stampa nazionale e internazionale («Le Monde», «New York Times», «Observer»), in molte televisioni europee, tanto che da far nascere un vero e proprio movimento d’opinione coinvolgendo anche tutte quella moltitudine di donne che tiene alla propria realizzazione pur non definendosi femminista. Nel 2009 il documentario viene selezionato dal Festival del documentario sociale “Italiani brava gente” di Firenze, e il 14 dicembre 2009 viene proiettato presso il Ministero dello Sviluppo Economico. A livello istituzionale il documentario, seguito dall’appello Solo la bellezza fa audience?, pubblicato su Rainews24 il 29 novembre 2009, di Gabriella Cims, l’allora Responsabile dell’Osservatorio Direttiva Servizi di Media Audiovisivi del Dipartimento Comunicazioni del Ministero dello Sviluppo economico, ha portato all’inserimento, nel nuovo Contratto di Servizio Rai, di alcuni articoli dedicati specificatamente ai temi delle pari opportunità e della violenza sulle donne.
Nell’omonimo libro (Il corpo delle donne, Feltrinellli 2010) l’autrice racconta la genesi del documentario, le reazioni che ha suscitato, l’interesse inaspettato da parte delle giovani generazioni, la necessità di uscire dagli stereotipi per far riguadagnare centralità alle donne, e propone nuovi strumenti per leggere l’immagine femminile in tv e attuare un vero e proprio cambiamento nel mondo dei mass media 4. Preoccupata dell’impatto che ha la televisione sulla società civile, specialmente sulle nuove generazioni e sollecitata da migliaia di richieste da parte di insegnanti di tutta Italia e da studenti e studentesse, Lorella ha ideato successivamente con Cesare Cantù il percorso educativo Nuovi Occhi per la TV, per studenti e insegnanti, con lo scopo di offrire strumenti di educazione all’immagine come mezzo di emancipazione e cittadinanza attiva. La soluzione migliore, propone l’autrice in modo innovativo, non è “spegnere la tv” ma guardarla insieme con occhio critico, destrutturandola, interpretandone e spiegandone i messaggi. Del resto, in molti Paesi esteri la media education è materia obbligatoria nel percorso scolastico.
Su questo tema Lorella elabora un altro documentario, Senza Chiedere il Permesso, e scrive un libro omonimo (Feltrinelli, 2012), nel quale dalla denuncia passa all’azione raccontando come si può concretamente lavorare per cambiare i media, la società e soprattutto ascoltare i bisogni dei giovani, chiamati a inventarsi il futuro e a cambiare la tv e la società intera, senza chiedere il permesso alle generazioni che li hanno preceduti. 5

Oggi Lorella è un’attivista seguita, si dedica all’educazione ai media dei ragazzi nelle scuole italiane e all’estero, tiene importanti conferenze a livello internazionale, ed è una stimata opinionista sulle tematiche di genere e generazionali.

Nel 2009 viene eletta da «Il Corriere Della Sera» tra le donne dell’anno. Nel 2011 TIAW, The International Alliance for Women, a Washington, la premia come una delle 100 donne che stanno contribuendo a migliorare la condizione della donna nel mondo. Nello stesso anno il Comune di Firenze le conferisce il Sigillo della Pace. Nel marzo 2012 Tina Brown e il quotidiano online «The Daily Beast» la eleggono tra le 150 donne più coraggiose.
Dal 2000 è membro del Comitato direttivo di WIN (Women’s Internazional Networking), organizzazione internazionale con sede ad Oslo che promuove lo scambio di esperienze lavorative tra donne di tutto il mondo, aventi culture e religioni diverse, professioniste, dirigenti, manager, esperte e giovani talenti.
Semplice e controcorrente per natura, solitaria nelle sue battaglie, Lorella ha riscosso un grande successo tra le persone e ancor più tra le giovanissime, è stimata dalle vecchie e dalle nuove generazioni. Il motto che l’ha più ispirata è quello di Martin Luther King: “in questa generazione ci pentiremo non solo delle parole e degli atti odiosi delle persone cattive, ma dello spaventoso silenzio delle persone buone”.

  1. Il corpo delle donne, pg 178 e ss.  ^
  2. Il corpo delle donne, pag. 16  ^
  3. Il corpo delle donne, pag. 83  ^
  4. Documentario Il corpo delle donne  ^
  5. “Non aspettate, ragazzi. Non attendete istruzioni, ragazze, perché non arriveranno o forse arriveranno troppo tardi, e il tempo è prezioso. Alcuni tra noi adulti vi daranno una mano, il tempo necessario per costruire ponti sulle macerie prodotte dai crolli di questo mondo in disarmo. Voi percorreteli. Poi sarà ora. Non attendete oltre. Tocca a voi. Senza chiedere il permesso.” Documentario Senza chiedere il permesso.  ^

Silvia d'Oro

Laureata in giurisprudenza presso l'Università di Roma Tre, con una tesi in diritto penale e costituzionale, avvocato, diplomata alla Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali, lavora come funzionario amministrativo del Ministero dello Sviluppo economico, Dipartimento per le comunicazioni, ed è membro del suo Comitato Unico di Garanzia. È coautrice di numerose pubblicazioni (Il Socrate per il nuovo millennio, 1999; Norme e sentenze: codice penale e principali norme complementari con l'ultima giurisprudenza selezionata e massimata, ed. 2007; Codice penale annotato con la giurisprudenza ed. 2008; Codice penale e leggi complementari, ed. 2008) e autrice di numerosi contributi nelle riviste giuridiche «Giurisprudenza italiana», «Giustizia civile», «Nel diritto».

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