Mariangela Melato

Milano 1941 - Roma 2013
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«Signori. Chi è di scena?» queste le parole che danno il via a ogni spettacolo teatrale. E sono pure le parole che Mariangela Melato desiderava sentire quando era ancora una bambina e già pensava che da grande avrebbe cantato, ballato e recitato. Ai genitori il suo obiettivo sembrava eccessivamente vago e scarsamente promettente. Era nata e cresciuta in una tipica famiglia borghese di Milano, che abitava in via Montebello: i genitori, entrambi lavoratori, e tre figli, due ragazze e un maschio. Tutti e tre con uno spiccato interesse per la musica: Anna canta e recita, il fratello suona la fisarmonica. Mariangela non è da meno; ancora giovanissima, capisce che le cose “totalmente inutili”, che sapeva fare, cioè disegnare, ballare, cantare, erano quelle che le piacevano. Così, dopo aver terminato gli studi fatti a Milano – città che ha sempre avuto nel cuore e che, a differenza di Roma, sentiva sua – con il suo primo stipendio (vetrinista alla Rinascente) si iscrive a una scuola di recitazione diretta da Esperia Sperani presso il Teatro Filodrammatici di Milano. Appena finito il corso, grazie alla sua personalità e al suo entusiasmo, ottiene una parte nella Piccola Città di Thornton Wilder. La compagnia è quella di Fantasio Piccoli che ha sede a Bolzano, ma gira per tutta l’Italia; e la giovane Melato è troppo brava per passare inosservata. Nel 1965, a 24 anni, lavora accanto a Dario Fo e Franca Rame in Settimo ruba un po’ meno e poco dopo Luchino Visconti la vuole per La monaca di Monza di Giovanni Testori. Quattro anni più tardi Luca Ronconi la scrittura per interpretare Olimpia nell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto.
Si tratta di uno spettacolo eccezionale, il primo di un genere cui il pubblico italiano non è ancora abituato. Anche Mariangela resta colpita e affascinata dall’impostazione che Ronconi vuole dare alla sua parte. Per calarsi in questo personaggio Mariangela, spalleggiata dal regista, inventa quello che ancora non era stato sperimentato: parlare personalmente a ogni singolo spettatore, coinvolgendolo direttamente, al fine di fargli arrivare il concetto di quelle frasi che persino nella lettura sono difficili da comprendere. Lo fa adattando la sua voce al ritmo dei versi in modo tale che le sue corde vocali diventino uno strumento musicale, e non uno qualsiasi, bensì quello che in quel momento parlava alla sensibilità del poeta: dai bassi agli acuti, dai sussurrati ai fortissimi, quasi li avesse trovati nelle indicazioni agogiche (=didascalie) indicate da un compositore. Badate bene che questo esercizio ripetuto ad ogni spettacolo richiede capacità tecniche straordinarie e nervi d’acciaio. Lo spettacolo teatrale è diverso in ogni sua performance ed è ben diverso dal cinema o dalla incisione per un disco. Per queste registrazioni una volta ottenuto il “meglio”, dopo innumerevoli tentativi ed eventuali correzioni, l’incisione approvata è quella che fa testo, e sarà sempre quella. E se Ronconi scopre una grande attrice, dotata pure di un corpo agile e scattante, Mariangela trova una guida sicura. Questo efficace binomio verrà ancora maggiormente esaltato dalla non facile impresa di portare sulla scena Quel che sapeva Maisie di Henry James. Ronconi aveva già provato a teatralizzare testi non scritti per il teatro, ma che dal teatro possono venir messi alla prova. Ne esce uno spettacolo straordinario, ma, soprattutto, il pubblico può assistere a una prestazione della Melato veramente superlativa. Per 4 ore l’attrice, che impersona una bambina di sei anni, riproduce scene e situazioni del suo vissuto quando non era altro che una palla da tennis sballottata da un genitore all’altro. Lo fa, senza mai uscire di scena, interrogando tutti gli altri personaggi sulla ferita che le è stata inferta da piccola e che è destinata procurarle dolore anche nell’età adulta. A volte, nel suo esercizio di “narratologia”, per scandire i tempi, parla in prima persona, a volte in terza. Mentre lo spazio, grazie all’abile lavoro di Margherita Palli, viene scandito con un’idea presa dalle parole crociate dove le verticali sono costituite dai sipari che calano dall’alto e le orizzontali dai mobili che scivolano da sinistra a destra. Con questo gioco enigmistico Maisie ripassa alla moviola il proprio passato evocando persone, suoni, azioni di cui molti anni prima era stata spettatrice.
Luca Ronconi e Mariangela Melato hanno pure lavorato insieme per L’affare Macropulos di Capek sia per il teatro di prosa che per quello della lirica (musiche di Leos Janacek – soprano Raina Kabaivanska). Per chi li ha visti lavorare insieme è una gioia sapere che il Piccolo Teatro Studio, a partire dalla stagione 2013-14, sarà intitolato alla Melato. Questa dedica serve anche per ricordare El Nost Milan, spettacolo amatissimo da Giorgio Strehler, che nella stagione del 1979 in via Rovello (il Piccolo Teatro Studio venne inaugurato nel 1986) vide tra i suoi interpreti anche Mariangela. Tra i grandi registi che la diressero non va dimenticato Elio De Capitani che nel 1994 la guidò nell’interpretare Un Tram che si chiama desiderio di Tennessee Williams, e poco dopo, con la collaborazione di Ferdinando Bruni, nell’Anima Buona di Sezuan di Bertolt Brecht. Nel 1987 Giancarlo Sepe fece di lei una dolorosa e forte Medea. Per capire a fondo il dolore di una madre, ci voleva forse proprio una donna che madre non è mai stata, pur amando molto i bambini[1]. Mariangela non si è mai sposata; ha però amato molto ed è stata molto amata, come lei stessa riconosceva. Ha trovato in Renzo Arbore un compagno fidato durante gli anni Settanta; successivamente il loro rapporto si è riallacciato nel 2010, perché i grandi amori non finiscono mai.
Arbore le è stato vicino fino alla fine definendola «la persona più nobile che io abbia conosciuto: un’artista». Per rivedere l’importanza che Mariangela dava all’amore materno si può ricordare la sua interpretazione di Filumena Marturano accanto a Massimo Ranieri, spettacolo appositamente prodotto per la prima rete Rai.
Mariangela ha lavorato sovente per la televisione che definiva «un mezzo fantastico, ma pure un cannibale che rischia di strangolarsi». Ha anche dato tanto al cinema, soprattutto nei film girati con Giancarlo Giannini per la regia di Lina Wertmuller. Indimenticabili: Mimì metallurgico ferito nell’onore (1972) e Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto (1974). Questo ultimo film è stato girato nel mare di Sardegna con una temperatura di 40 gradi. Giannini soffriva il mal di mare e Mariangela non sopportava il gran caldo; inoltre un coccio di bottiglia nascosto tra la sabbia le aveva ferito un piede provocando un taglio tanto profondo da necessitare 10 punti. Ancora oggi i suoi compagni di quel cast dicono che «non vi furono né piagnistei, né malumori perché recitare è come amare: non si può farne a meno».
Fino alla fine Mariangela non ne ha mai fatto a meno. Alla sua passione ha dato tutto e ha sempre trionfato. Si dichiarava felicemente single, diceva che se fosse rinata «avrebbe gradito essere un marito (di quelli che hanno una moglie capace di fare tutto)». Le è sempre piaciuto cambiare (bionda, bruna, rossa, capello corto, capello lungo, trucco pesante, trucco inesistente) perché chi non sa essere mutevole anche nel suo aspetto esteriore non vive veramente. Quanto ai soldi non è mai diventata ricca, nonostante chiedesse il cachet più alto in Italia per una interprete femminile. Il denaro non le interessava e si riteneva pure molto fortunata perché veniva pagata per divertirsi.
Era nata a Milano il 19 settembre 1941 ed è morta a Roma l’11 gennaio 2013. Nei suoi settantun anni di vita ha sempre usato più il cuore che la testa.

NOTE

1. I suoi nipoti, figli di Anna, la adoravano e ne erano ricambiati. Mariangela non ha avuto figli, e questo provocava in lei acuto rimpianto, tanto da indurla dire «credo che avrei potuto essere materna con loro, senza essere madre». E questo rimpianto l’ha forse aiutata a comprendere a fondo l’immane dolore di Medea, una madre che, uccidendo i propri figli, colpisce sé stessa.
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Fonti, risorse bibliografiche, siti

Su YouTube, Orlando Furioso di Ludovico Arioso, regia di Luca Ronconi, Melato nel ruolo di Olimpia

Dal sito della Rai, Quel che sapeva Maisie, di Henry James regia Luca Ronconi

su YouTube, Mimì metallurgico ferito nell'onore, regia di Lina Wertmuller

Su YouTube, Mariangela Melato e il mestiere dell'attrice

Lia Del Corno

Nasce e vive a Milano. Traduce (molto) dal francese, inglese e tedesco e scrive (poco) per Adelphi, Garzanti, Mondadori, RCS Libri, ma soprattutto si è occupata di teatro e ha curato le proposte culturali del Piccolo Teatro di Milano, del Franco Parenti e del Teatro Popolare di Roma. È sua l’idea delle lezioni-spettacolo che ha promosso con energia e entusiasmo. Attualmente continua l’attività di traduttrice; scrive libretti di opere liriche dedicate soprattutto ai giovani, firma qualche scenografia e disegna costumi.

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