«Silenzioso da un cielo serale di Primavera avanza verso di me un battello di nuvole;
attraverso il trambusto del mondo passa afono come piume di sogno.
Il mio amato regge il battello, cordoglio e amore nel suo bel volto…e il regno stellato del cielo emerge dal buio specchio dei suoi occhi…»
Versi di Ricarda Huch, poetessa che svelò i segreti della sua infanzia all’età di 75 anni, nel suo diario. Ella trascorse l’infanzia nella casa di Hohertorwall e crebbe accanto a una madre, Marie Luise Ferdinandine Emilie, che si mostrò spensierata e paladina delle libertà; il padre Georg Heinrich Richard Octavio Huch era invece taciturno, infatuato di Bismarck, e morì nel 1887. Dopo la perdita inaspettata della madre nel 1883, la nonna Haehn si prese cura di lei. Sin da bambina, sotto un pero, recitava con enfasi i versi e in seguito a un innamoramento per il cugino Richard, sposato con la sorella, nel 1887, all’età di 22 anni, si trasferì a Zurigo, la culla del Frauenstudium (studio universitario per le donne), dove rimase fino al 1896, applicandosi nello studio in Filosofia.
Nonostante il professore di storia svizzera Georg von Wyss non fosse un seguace del Frauenstudium, ella seguì le sue lezioni che la “incantavano” e lui si mostrò molto rispettoso nei suoi confronti. Conobbe, grazie a Wilhelm Oechsli, la costituzione svizzera e grazie al professor Alfred Stern la storia contemporanea. Nel frattempo a Zurigo erano in fermento nuove idee di stampo socialdemocratico, discusse dai tedeschi durante le riunioni al Kaffeeklapppe: lì venne nominata presidentessa del circolo femminile, frequentato anche dalle russe che erano la maggioranza; Ricarda però prendeva una certa distanza dal loro metodo, e dal loro abbandonarsi «a conversazioni senza fine sul mondo» fino a tarda notte. Giunse alla laurea discutendo una tesi documentata “sulla neutralità della Svizzera” durante la guerra di successione spagnola. Con le sue amiche Marie Baum, che diverrà economista nazionale a Heidelberg, Hedwig Waser, germanista svizzera, poi moglie del famoso psichiatra Bleuler, Marianne Plehn, biologa, rimase in contatto nel corso degli anni. Intanto il denaro ricavato dalla vendita della casa paterna, che le aveva permesso di studiare, stava finendo, così si dette da fare per trovarsi un lavoro. In realtà in Germania, senza il superamento di un esame, il suo titolo non sarebbe stato valido, pertanto accettò l’offerta di impiego in biblioteca e poi poté insegnare.
In seguito alla pubblicazione delle poesie sotto lo pseudonimo Richard Hugo, nel 1887, sul «Berner Sonntagblatt des Bundes» guadagnò 40 franchi. Nel 1891 apparve una raccolta di poesie che fu sempre attribuita a Richard Hugo. Intanto prese a prestito modelli maschili e nel 1893 pubblicò il primo romanzo Erinnerungen von Ludolf Ursleu dem Juengeren, ritenuto il testo da cui ebbe origine il movimento letterario neoromantico. Nel 1893 lo «Schweizerische Rundschau» le pubblicò il racconto Die Hugenottin, intendendo così discernere i motivi insiti nella nascita delle controversie religiose, molto simile alla novella Amlett di C.F.Meyer, per lei fonte di ispirazione. Mentre era in procinto di chiedere la cittadinanza svizzera, essendo priva di cittadinanza, inaspettatamente lasciò la città e si recò a Brema. Nel 1897 diede alle stampe il racconto Haduwig im Kreuzgang, ambientato nella Scuola Grossmuenster di Zurigo, poi sentendosi melancolica, decise di risiedere a Vienna, dove conobbe il medico Ermanno Ceconi, dentista italiano. Fu un incontro fatale che culminò in un matrimonio. Nel 1898, dopo le celebrazioni, partirono per Trieste e l’anno dopo nacque Marietta, per lei affettuosamente Busi, figlia amatissima. Nel 1899 uscì il testo Die Bluete Zeit der Romantik, a cui farà seguito il volume sulla diffusione e la decadenza del romanticismo del 1902 in cui descrive tra l’altro l’armonia del rapporto tra i fratelli Wihlelm e Caroline Schlegel, che facendo affidamento ai poteri dell’inconscio furono capaci di fare leva sul loro istinto creativo: di fatto uomini e donne si affaticano nel ricomporre un dissidio interiore permanente.
Invece nel romanzo Von den Koenigen und der Krone del 1902 Ricarda si ritrova nei tratti di Lasko, il protagonista. Malgrado il romanzo non riscosse molto successo, Ricarda riuscì a sbarcare il lunario. Nel 1902 apparve il “romanzo di transizione” (Biegel), Aus der Triumphgasse, ambientato in un quartiere povero di Trieste, animato dalle vicende di Farfalla. Nel 1903 uscì Vita Somnium breve e nel 1904 si dedicò allo studio di Gottfried Keller.
D’ora in avanti la Storia diverrà sempre più il suo campo d’indagine. Secondo la Gottlieb «la conquista della realtà, il desiderio, che attraversa la sua intera arte, sono racchiusi nelle sue opere storiche…». Dal 1900 al 1906 scrisse l’opera storica su Garibaldi che uscì nel 1906 e nel 1907. Nel frattempo nel 1905 si allontanò dal marito, non senza dispiacere, da come si desume dalle lettere e chiese ospitalità a Marie Baum, che si trovava a Lipsia, per poi recarsi a Monaco, dove si lasciò contagiare dall’atmosfera che regnava a Schwabing tra i suoi conoscenti pittori, pittrici, e artiste come Rose Plehn, Mimi von Geyso, Luise von Kehler, Sophie von Schewe. Lì frequentò Thomas Mann, Heinrich Woelffin, Karl Wolfskehl, l’editore Ernst Reinhardt, l’oculista Dr. Salzer, la giurista Frieda Duensing. Nel 1907 tornò a Braunschweig per unirsi con Richard Huch, ma il loro matrimonio naufragò definitivamente nel 1910.
Sempre alla ricerca delle origini del risorgimento italiano pubblicò La vita del conte Confalonieri e nel frattempo si prospettò per lei la possibilità di insegnare in un un’università femminile, ciò che per lei sarebbe stata una “salvezza”, perché, confessò a Marie Baum, ciò che la “tormentava” era il pensiero del mantenimento di Busi. Dopo aver dato alle stampe i tre volumi sulla Der grosse Krieg in Deutschland (Sulla guerra dei trent’anni), dal 1912 al 1914, risiedendo a Monaco, crebbe la sua fama. Quando scoppiò la guerra mondiale, lei attraversava un periodo travagliato dopo il naufragio del secondo matrimonio con Richard e si dedicò alla ricostruzione della guerra dei 30 anni, in cui «esseri umani e bestie combattono tra di loro per l’ultimo filo d’erba». In questo caso Friederich von Spee e Bernahrd von Weimar, «l’eroe della pace e quello della guerra», secondo la Gottlieb, «per il superamento del dissidio del mondo, lottano per la realizzazione della loro idea». Mentre scriveva, per consolarsi, tornava con la mente alla nascita di Busi, secondo quanto scrisse nel 1913: «come è meraviglioso, aver vissuto quell’attimo, del quale mi posso ricordare in ogni epoca della vita, con la stessa intimità».
Durante la guerra si rivolse alla scoperta del mondo trascendentale, talmente disillusa a causa della dedizione dei compatrioti. Nel 1914 fu la volta dell’apparizione di Natur und Geist als die Wurzels des Lebens und der Kunst, nel 1915 del Wallenstein. Eine Charakterstudie, nel 1916 della Luthersglaube. Brief an einen Freund, nel 1917 del Der Fall Deruga, romanzo, in cui un dottore è nuovamente il protagonista. In questi anni ebbe modo di rivedere Ermanno assieme alla figlia e di conseguenza ripresero a frequentarsi tra l’Italia e la Svizzera. Dal 1915 al 1926 i suoi libri furono caratterizzati «dallo sforzo nel dare una spiegazione ai problemi mondiali, religiosi e sociali», secondo la Baumgarten. Nel 1921 pubblicò Entpersoenlichung, mentre nel 1923 si interessò a Michael Bakunin und die Anarchie. Purtroppo nel 1927 morì Ermanno. Dopodiché si trasferì a Berlino e nel 1931 andò a Francoforte essendo stata insignita del premio Goethe dalla giuria, che quell’anno preferì scegliere una donna, visto che si celebrava la morte della madre di Goethe. Nel 1932 da Heidelberg si schierò contro l’antisemitismo, inserendo un suo commento ad una poesia di Annette von Droste-Huelshoff, all’interno di un libro di Oppeln-Bronikowski «per la soluzione della questione ebraica». A causa del nazismo, nel 1933 l’Accademia prussiana delle arti la interpellò, essendosi lei dissociata dall’antisemitismo e lei rispose in modo fermo al presidente, ribadendo di sentirsi estranea alla politica discriminatoria.
Nel 1934 i suoi 70 anni furono un’occasione per organizzare dei festeggiamenti e nel 1936 si trasferì a Jena. Intanto nel 1938 fu convocata a Weimar dal tribunale speciale in cui subì delle pressioni a causa della sua difesa del talento ebraico. In conseguenza della sua ostilità per il regime il genero, in quegli anni, venne estromesso dal corpo insegnante: si trasferirono tutti a Jena. Durante la guerra viaggiò di tanto in tanto verso la Svizzera, dove nel marzo 1942 a Zurigo ritirò il diploma di dottore d’oro e non ignorando il destino delle vittime della guerra compose una poesia dedicata An unsere Maertyrer. Nel 1944 in onore dei suoi 80 anni pubblicarono Herbstfeuer. A Marie Baum nel 1945 confessava di sentirsi un’apolide.
Purtroppo rimase incompiuta un’opera sui resistenti e invece, nel 1946, essendo iniziata la discussione sulla “questione della colpa” tedesca, rispose ad un appello di Hermann Hesse «..Noi, che ci auguravamo nella guerra la vittoria del nemico provando terribili dolori… che bramavamo al proprio declino, perché ciò stava a significare il declino di Hitler, non dovremmo conoscere del tutto la colpa della Germania, per la quale tutti noi dobbiamo rispondere?».
Nel giugno 1946 ottenne il seggio come presidente per anzianità del parlamento di Thueringen e in seguito alla politica di inclusione il genero divenne professore a Francoforte. Finalmente il suo volto tornò a rassenerarsi e al nipote Alexander Boehm scrisse: «il nostro ciliego è in piena fioritura ed è triste pensare, che non raccoglieremo le ciliege» rimane il fatto che «l’unico ed anche il più ricco sostituto delle ciliege sei tu». Sentendosi probabilmente a disagio, nell’agosto 1947 lasciò la Germania dell’est.