Wanda Capodaglio

Asti 1889 - Castelfranco di Sopra 1980
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Piccola, dai lineamenti irregolari e quella voce così particolare: Wanda Capodaglio è figlia d’arte nata ad Asti il 1 gennaio 1889. Come tutti i figli di attori, inizia a calcare le scene giovanissima: a 10 anni debutta nel ruolo della bambina Totò in Zazà di Berton e Simon.
Piccoli ruoli, compagnie minori che “scavalcano le montagne”, come si diceva allora, Wanda accumula esperienze, osserva i grandi attori, studia, legge tantissimo.
Nel 1905 ha la parte di amorosa nella compagnia di Ettore Paladini. «Entrare a quei tempi in una Compagnia di giro importante, significava coltivare una grande umiltà per poter prepararsi a fare una vera e propria carriera militare fino alla vetta, fino al grado di capocomica».
Nel 1909 Irma Grammatica, una delle più grandi attrici del tempo, la chiama come attrice giovane. Irma ha 46 anni è capocomico e, come tutte le Signore del teatro, è attenta, rigorosa sul palcoscenico; Wanda ha 19 anni, tocca il cielo con le dita: recita con la sua insuperabile Maestra.
Nel 1912 accetta il ruolo di seconda donna nella Compagnia Drammatica Italiana Gandusio-Borelli-Piperno: verrà scritturata per tre anni fino al 1915 “ruolo primario e primarissimo giovane”, si legge nel contratto che andrà, come di solito in quegli anni, dal 1° di quaresima 1912 all’ultimo Carnevale 1914-15. La compagnia gira l’Italia: Torino Politeama Chiarella, Teatro Manzoni di Milano fino al Teatro Valle di Roma. Poi una lunga tournée in America Latina e in Messico. Nel 1915 è nella compagnia di Ruggero Ruggeri con il ruolo di prima attrice insieme a Vera Vergani. Le opere sono Il ferro di Gabriele D’Annunzio; Il Piccolo Santo di Roberto Bracco, Amleto. Scrive Antonio Cervi nel 1919: «Figurina aggraziata, il suo viso espressivo riceve un’ombra dolce dai folti capelli color rame, il colore tizianesco che i poeti cantano ed esaltano […]. Sicura nella dizione, senza scompostezze, recita animata sempre da un intuito felice che le presenta i personaggi nella loro linea reale e non oltre l’intenzione dell’autore».
In questa compagnia incontra Pio Campa: sarà un incontro di vita e di lavoro. Nel 1919 viene organizzata proprio dal marito la Compagnia Italiana di prosa diretta da Uberto Palmarini con Wanda Capodaglio, dove debuttano attori come Paolo Stoppa e Sarah Ferrati.
Oltre a opere di Paolo Ferrari, Henry Bernstein, Sardou, la compagnia mette in scena Enrico IV di Pirandello e Zio Vania di Cechov: questo è il primo allestimento dell’autore russo in Italia. Nel 1922 la Compagnia va in scena con l’opera di Pirandello al teatro Argentina e con la direzione dello stesso autore. Scrive la Capodaglio nel ricordo riportato nel bel volume di Leonardo Bragaglia: «Ma Pirandello era con noi, ci sosteneva, ci comunicava fiducia con quel suo calore mediterraneo, riuscendo nello stesso tempo , a chiarire di ciascun personaggio – con estrema semplicità – tutte le più recondite intenzioni».
Nel 1925 Wanda forma una compagnia insieme a Marcello Giorda; poi una nuova ditta Capodaglio con Corrado Racca e Egisto Olivieri; ogni sera si recita una commedia diversa e lei viene sempre più acclamata come attrice moderna. Ricorderà in uno dei suoi appunti «Sotto la migliore direzione dei migliori Attori e Direttori quelli che oggi si chiamano Registi. Io li ho avuti tutti». Recita con Alessandro Moissi e poi negli anni Trenta nella Compagnia Drammatica Nazione diretta da Luigi Chiarini: Wanda è una straordinaria Elisabetta d’Inghilterra. È attrice intelligente e vivace di un repertorio di alto livello. La sua forza drammatica, la sua intensità contemporanea delineano tutte le tonalità delle personalità che fa vivere in scena. Wanda sarà definita una delle maggiori interpreti della scena teatrale italiana.
Scrive Leonida Repaci nell’Illustrazione Italiana del 1938: «Quella sua voce un po’ sorda, ma prodigiosamente animata che veniva dal profondo, non da una regione di larve e di incubi, non la dimenticheremo facilmente».
Nel 1938 Pio Campa organizza la Compagnia Drammatica di Wanda Capodaglio; più tardi Wanda viene chiamata a sostituire Irma Gramatica nell’insegnamento all’Accademia d’Arte Drammatica. Ancora una volta, parafrasando le sue stesse parole, «li conoscerà tutti», gli attori; insegnerà loro la disciplina e il rigore di palcoscenico; quelli che la seguono, l’ascoltano e imparano la sua arte saranno da lì a poco grandi protagonisti della scena teatrale e cinematografica del Novecento: da Gassmann a Ave Ninchi, a Monica Vitti; da Giorgio De Lullo, Antonio Pierfederci, Tino Buazzelli, Paolo Panelli, Giusi Raspani Dandolo, a Rossella Falk, Bice Valori e tanti altri. L’amore per l’insegnamento sembra prendere il sopravvento sull’amore per la recitazione. Torna sulle scene, ma non abbandona mai l’Accademia ed i suoi allievi.
Magistrali le sue interpretazioni in Strano Interludio di Eugene O’Neill e in La casa di Bernarda Alba di Garcia Lorca.
Grande attrice anche nel cinema e in televisione dove nel 1955 recita nella commedia di Renato Simoni Congedo diretta da Guglielmo Morandi con Cesco Baseggio e in Piccole donne regia di Anton Giulio Majano.
Il 1964 è un anno molto duro per la Signora del teatro italiano; muore suo marito Pio Campa e, alla fine di ottobre dello stesso anno, un altro colpo: l’Accademia le comunica la fine della collaborazione per “raggiunti limiti d’età”. Leonardo Bragaglia riporta un appunto inedito scritto dall’attrice per i suoi allievi che protestarono alla notizia: «Quando dopo venticinque anni di insegnamento all’Accademia d’Arte drammatica mi si “significò” che “per esigenze di rinnovamento di quadri” determinate dalla “necessità di innestare nuove forze operative sul tronco della tradizione” l’Accademia avrebbe dovuto “privarsi della mia opera”. Scoprii con un senso di smarrimento la vera identità di chi credevo di conoscere. Ma era troppo tardi. Il mio “congedo”, era stato burocraticamente deciso».
Ma Wanda non esce di scena, anzi: a quasi 80 anni torna in televisione. Diviene straordinariamente popolare interpretando la zia Betsy in David Copperfield diretto da Majano, con un giovanissimo Giancarlo Giannini. È il 1966. «Il personaggio della “zia Betsy”, una specie di burbero benefico in gonnella, conquistò il 92% dei telespettatori italiani, facendo saltare tutti i precedenti primati di indici di gradimento Tv. Ed ancora oggi quell’indice è imbattuto».
Wanda Capodaglio muore a Castelfranco di Sopra in provincia di Arezzo il 30 agosto 1980. L’ultima prova di grande sensibilità e amore per il teatro la dà il figlio Roberto che affida le carte della madre e del padre alla Biblioteca Spadoni del Teatro della Pergola di Firenze dove sono tuttora conservate.

Fonti, risorse bibliografiche, siti

Antonio Cervi, Senza maschera. Attrici e attori del teatro italiano, Bologna, Licinio Cappelli Editore 1919

Leonardo Bragaglia, Wanda Capodaglio attrice, Roma, Bulzoni Editore 1981

Marina Ceratto, Il “Chi è” delle donne italiane 1945-1982, Milano, Mondadori 1982

Sonia Antonori, Ritratto controluce: Wanda Capodaglio, Roma, Bulzoni 1989

Il sito della Biblioteca Spadoni

Su YouTube Wanda Capodaglio e Giancarlo Giannini in David Copperfield

La pagina a lei dedicata sul sito Il Sipario

Maria Procino

Laureata in Lettere a Napoli ed in Archivistica a Roma è impegnata in progetti di recupero, riordino e valorizzazione di archivi di donne e di personalità della nostra cultura. Ha curato nel 1996 la mostra Eduardo a Milano, realizzata insieme a Isabella Q. De Filippo e Paola Ermenegildo, con la collaborazione del Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa. Ha partecipato alla cura di varie mostre su artisti italiani come Enrico Maria Salerno e Francesco Rosi. Fa parte dell’ANAI Associazione Archivistica Italiana. Ha pubblicato Eduardo dietro le quinte. Un impresario capocomico attraverso cinquant’anni di leggi, sovvenzioni e censura. 1920-1970, Roma, Bulzoni 2003 e, insieme a Margherita Martelli, Enrico Cuccia in AOI (1936-1937). Carteggio tra Enrico Cuccia e Alberto D’Agostino, 2007.

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